Cosa si rischia in caso di assenteismo
La Cassazione si è espressa: l’assenteismo è una truffa a danno dell’azienda e dello Stato. Con o senza bagde, con o senza l’obbligo del timbro, i dipendenti colti lontani dal lavoro in modo “fraudolento” rischiano una condanna per truffa.
Questo è quanto stabilito durante la sentenza:«In tema di allontanamento fraudolento dal luogo di lavoro, l’eventuale assenza per i lavoratori di un vero e proprio obbligo di timbrare il cartellino, non esclude che, qualora tale vidimazione sia comunque effettivamente compiuta, ma con modalità fraudolente tali da indurre in inganno il datore di lavoro, ricorrano gli estremi degli artifizi e raggiri che integrano il delitto di truffa.» I giudici chiariscono che «non è la doverosità della vidimazione a rendere quest’ultima, se falsificata, idonea a trarre in inganno il datore di lavoro; al contrario anche una vidimazione meramente facoltativa di un registro cartaceo o elettronico delle presenze in ufficio può ingenerare l’inganno di far risultare una presenza falsamente attestata. Ove la vidimazione dell’ingresso e dell’uscita sia meramente facoltativa il lavoratore può non ottemperare all’adempimento ma, qualora vi ottemperi, la falsa indicazione dell’orario di entrata o di uscita configura quindi un artifizio o un raggiro».
Cosa si rischia per assenteismo: la condanna
A partire dal 13 luglio, i lavoratori della pubblica amministrazione che timbrano il proprio badge per poi andare via o che fanno timbrare il cartellino da un collega presente sul posto di lavoro, mentre loro sono impegnati in altre attività, possono essere licenziati in 30 giorni. Entro 48 ore dal fatto, il dipendente dovrà essere sospeso e verrà anche privato del proprio stipendio, usufruendo solo di un “assegno alimentare”, pari a metà del salario base. Una volta avviata la procedura e informato l’ufficio per i provvedimenti il dipendente avrà 15 giorni di tempo per preparare la propria difesa. Poi ci saranno due settimane ulteriori per portare a termine l’istruttoria, alla fine della quale potrà scattare il licenziamento. In aggiunta, il colpevole potrebbe dover pagare allo Stato i danni d’immagine per un importo pari ad almeno sei mesi di stipendio. L’ammontare esatto sarà stabilito dal giudice.
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