Lotta all’assenteismo: sempre più aziende si rivolgono alle agenzie investigative
Torniamo a parlare di indagine aziendale e dei furbetti del cartellino. Ora molti imprenditori decidono di affidarsi alle agenzie investigative per verificare la buona o meno condotta dei propri dipendenti. Infatti, vuoi la crisi o l’aumento della tassazione, il lavoro costa sempre di più e per questo le imprese non possono più permettersi il lusso di mantenere le “mele marce” e preferiscono avviare un’indagine per tutelare struttura e stipendi. È guerra dichiarata per la lotta all’assenteismo.
Lotta all’assenteismo: privato e pubblico impiego
Nel privato il fenomeno dell’assenteismo è più circoscritto rispetto al pubblico impiego: i dati dell’Inps dicono che i certificati di malattia trasmessi nel 2013 sono aumentati in questo settore «solo» dell’1,1% rispetto al 2012. In valore assoluto sono stati 11.869.521, con 8,9 milioni di «eventi di malattia», che si traducono in genere dai 2 ai 10 giorni di assenza consecutivi.
Lotta all’assenteismo: le indagini
Meno pedinamenti e sempre più l’uso di internet a incastrare i falsi lavoratori. È sufficiente un’occhiata al cellulare e ai social network per smascherare un partner infedele. L’infedeltà e la scorrettezza ben più difficili da individuare e punire sono quelle del dipendente fraudolento o scansafatiche. Il fulcro delle attività investigative si è decisamente spostato sul terreno aziendale.
Dove non arrivano le leggi, l’ispettore Inps o il medico fiscale, è l’investigatore privato a verificare se le astensioni dal lavoro per motivi di salute o personali non nascondano in realtà malcostume e truffe. Infatti il ricorso a un’agenzia investigativa da parte del datore di lavoro per ottenere queste informazioni, naturalmente nel rispetto delle norme sulla privacy, è legittimo.
Lotta all’assenteismo: i risultati
Spesso i risultati che si ottengono sono inaspettati: attività non inerenti all’azienda, il dipendente assente per malattia che malato non è, ufficialmente influenzato va in palestra o alle terme; c’è chi dice di avere un braccio rotto e poi vince il torneo di tennis. E poi ci sono quelli che approfittano dei congedi grazie alla legge 104, ovvero dei permessi retribuiti per assistere un familiare portatore di handicap. Ma invece di stare accanto alla madre disabile, si concedono una giornata di shopping, vanno al parrucchiere e così via. I sospetti «mirati» dei datori di lavoro vengono confermati dalle indagini sul campo nel 90% dei casi.
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